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Felicità = realtà – aspettative

 

Quando ero piccolo immaginavo di diventare un artista marziale come Bruce Lee e Jean Claude Vandamme.

Tuttavia, l’unico reale metro di paragone che avevo, erano i praticanti di Karate delle palestre locali della mia zona.

Se quando avevo 7 anni un ragazzino di 14 anni della palestra locale era bravo nel dare calci circolari, io pensavo:

– “Wow è più bravo di me, voglio essere come lui!”

– e “È sicuramente meno forte di Bruce Lee o Vandamme, ma se si allena ancora un paio d’anni probabilmente diventerà forte come loro!”

Questo mi motivava ad allenarmi e l’assenza di una “metrica” chiara e definitiva, mi permetteva di godere di ogni incremento nella mia performance tecnica.

Nulla era irraggiungibile nella mia mente. Nulla era troppo lontano. Perché di fatto, avevo pochissimi metri di paragone e di conseguenza non ero sovrastato dal confronto con la realtà.

2. Quando ero piccolo, nessuno in Italia, a parte pochissimi, parlava inglese.

Parlare fluentemente una lingua straniera era anormale e cosa esclusiva di pochi addetti ai lavori del campo linguistico e didattico.

Per questa ragione, quando qualcuno cantava una canzone inglese, imitare il suono delle parole pronunciandole in modo incomprensibile, era assolutamente normale.

Anzi.

Pronunciare canzoni inglesi in modo incomprensibile scimmiottandone le parole, era addirittura considerato figo.

3. Quando ero piccolo, la più bella della scuola era la ragazza da conquistare ed era anche una delle ragazze più belle del mondo.

Nella mente di qualsiasi ragazzino, la piramide delle più belle del mondo era infatti costituita da:

– l’attrice di Hollywood considerata la sex symbol dell’epoca

– qualche amica di famiglia o cugina lontana, o ragazza conosciuta in qualche vacanza esotica ma a solo 200 chilometri da casa

– la più bella della scuola

Anche in questo caso, l’assenza di metriche e la scarsità di paragoni, impedivano a chiunque di sentirsi sovrastato dalla realtà.

La più bella della scuola era la più bella del mondo, poco distante da Claudia Schiffer.

FELICITA = REALTA – ASPETTATIVE (felicità = realtà, meno, aspettative)

Se la tua realtà vale 50, e le tue aspettative valgono solo 20, il risultato è fortemente positivo. E tu sei felice.

Ma se le tua realtà vale 800 ma le tue aspettative valgono 20 mila, il risultato è allora drammaticamente negativo. Ecco quindi che siamo tremendamente infelici.

Depressi, frustrati, incapaci di godere di ciò che abbiamo attorno, incapaci di vedere la bellezza nella vita di tutti i giorni.

Pensaci.

Conclusioni:

Quando oggi penso alle arti marziali, posso nominare almeno una decina di atleti di alto livello che combattono in UFC. La più grande federazione di sport da combattimento al mondo.

Solo uno di loro è italiano, la maggior parte è daghestana, cecena, o comunque nata a migliaia di chilometri di distanza da dove sono cresciuto.

Quando ero piccolo, non avevo neanche idea che esistesse uno stato chiamato Daghestan o Cecenia.

Oggi non solo so che esistono atleti nati in quella parte di mondo, ma posso anche vedere ogni giorno sui social come vivono e come si allenano e da quanto tempo praticano sport da combattimento.

Quando ero bambino, mi misuravo con Jean Claude Vandamme.

Il suo curriculum estremamente generico era “Bodybuilder, ballerino, praticante di arti marziali, attore”.

Tutto era avvolto da un velo d’ombra che permetteva a chiunque di sognare.

Oggi sai che il campione di lotta che vedi in televisione ha iniziato a praticare lotta a livello professionistico già all’età di 4 anni, con il padre ex campione olimpico e allenatore della nazionale russa.

Sai che all’età di 11 anni ha vinto una medaglia d’oro al campionato nazionale.

Sai che mentre tu eri sul divano a guardare Dragon Ball e ad allenarti 3 volte a settimana con il tuo maestro di Karate che per lavoro di giorno faceva il panettiere, lui era già immerso in una routine giornaliera da 8 ore al giorno a fianco dei migliori atleti e allenatori del mondo.

Quando a 15 anni mi sono detto “Ok, pratico arti marziali da anni ormai ma non mi sono mai allenato seriamente. Ora mi allenerò seriamente 2-3 ore al giorno per 5 giorni a settimana”, non avevo idea che 10-15 ore di allenamento a settimana, un atleta professionista le macina nei primi due giorni della settimana, e che i miei “coach” d’elite non avrebbero avuto mai nulla a che fare con i coach d’elite di chi “crea” campioni di livello mondiale.

Non avevo idea “del confronto”.

Non ero sovrastato dal confronto e dalle aspettative.

Non mi sentivo schiacciato dalla realtà ancora prima di cominciare.

Le mie aspettative erano basse, perché ignoravo buona parte di ciò che esiste al mondo. Non avevo idea del fottuto Daghestan, né di cosa fosse il Sambo, né che i brasiliani hanno sbagliato a scrivere Jujutsu perché ignoranti come delle capre ed hanno quindi inventato il brazilian jiu jiutsu.

E quindi… in tutti gli anni in cui ho praticato arti marziali… mi sono divertito. Molto, moltissimo.

Ho adorato allenarmi, imparare, fare amicizie, combattere, farmi male e fare male.

È stato tremendamente divertente e bello, perché mentre lo facevo, non avevo nessuno con il quale paragonarmi.

Non esisteva nessuno nella mia mente verso il quale sentirmi inferiore.

C’ero io, i miei amici, il mio maestro, il suo maestro, Jean Claude Vandamme e Steven Seagal.

Questo ha reso tutto estremamente magico e divertente.

Quando sono andato in Giappone ad allenarmi, nessuno mi ha chiesto “Da chi ti alleni e in quale palestra?”.

Perché già soltanto il dire “Vado in Giappone a fare arti marziali”, era considerato estremamente figo e quindi estremamente divertente e magico.

Oggi invece:

– da chi ti alleni?

– qual è il suo curriculum?

– quali campioni ha costruito?

– quanto ti fermi lì e quante ore al giorno praticherai?

– da quanto ti alleni in Italia?

– in quale federazione competi?

– chi è il tuo coach in Italia?

– che cintura sei di BJJ?

– quanto stacchi da terra e quanto alzi di panca?

– e quanto squatti?

– sei mai stato ad allenarti in Tailandia?

– quanto guadagni al mese combattendo clandestinamente?

E dopo aver risposto a tutte queste domande dimostrando discreti risultati non eccelsi ma comunque rispettabili, il tuo interlocutore ti dirà:

“Un mio amico si allena a casa di Fedor Emilianenko perché suo padre è un agente segreto del KGB quindi sono amici di famiglia, ed ha una Bentley. Lui, che ha 17 anni, ha una Bentley, non il padre. Il padre si muove solo in elicottero o jet privato. La madre è una top model russa figlia di industriali multimiliardari. Ah dimenticavo, suo fratello è campione del mondi di pugilato nonché attore, cantante e pornoattore”.

Questa è la ragione per la quale molti di noi, quando vorrebbero fare qualcosa, non la iniziano nemmeno.

“Vorrei diventare un imprenditore ma non sarò mai come Elon Musk quindi rinuncio a priori”.

“Vorrei fare pesi ma non diventerò mai come la modella che vedo su Instagram quindi rinuncio a priori”.

“Vorrei andare in vacanza ma non sarò comunque felice perché le persone che seguo sui social vanno in posti molto più belli e spendono in due giorni quello che io spendo in un anno”.

Ecco perché non sei felice e difficilmente lo sarai se non capisci che la tua felicità è frutto non solo della realtà che vivi, ma anche delle aspettative e del confronto con tutto ciò che hai attorno.

Se ti confronti continuamente con chi è in cima al mondo, non potrai mai godere di ciò che hai.

Ricordati anche che i social ed in particolare Instagram, sono realtà immaginarie in cui le persone pubblicano solo una versione amplificata di sé stesse.

Foto filtrate, ritoccate, in location meravigliose estrapolate dal contesto in cui ti mostrano solo un frammento di ciò che hanno attorno, su auto a noleggio, con fidanzati a noleggio.

In Asia ci sono bar dove le persone vanno a fare foto con animali esotici a noleggio.

Entri nel bar, ordini un matcha latte, entri nella stanza del procione, ti siedi a terra e un dipendente del bar ti fa sdraiare il procione sulle gambe.

Poi gli dai il telefono, e lui ti fa un video mentre tu accarezzi il procione e gli fai fare cose buffe.

Lo pubblichi su Instagram sul tuo canale “amo gli animali”.

Quel video ottiene 20 mila visualizzazioni e 8 mila like.

Ma tu in realtà sei solo un coglione figlio di puttana che ha pagato 4 euro per un tè-latte, ed è andato ad accarezzare un procione tenuto prigioniero in un bar, isolato, solo, depresso e in ostaggio da fottuti asiatici lobotomizzati.

Come la vedi?

Quello che sembra, non è quasi mai come stanno le cose. Quasi mai.

E quando comunque lo è, non è qualcosa verso il quale dovresti confrontarti.

Quindi goditi ciò che ti piace e smettila di fare paragoni inutili.

Mira a migliorare ciò che sei in relazione a chi eri ieri, per essere migliore domani.

Più consapevole, più energica, più grata.

 

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