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Sii grata per ciò che hai

Il problema della felicità è che è qualcosa che valutiamo attraverso un differenziale.

– Bevi ogni giorno vino da 2 euro a bottiglia

– Provi quello da 10 euro a bottiglia e ne percepisci immediatamente la qualità superiore. Quindi sei felice e sei grata di stare bevendo vino buono, più buono di quello che bevi di solito

– Passano i mesi, ora bevi ogni giorno vino da 10 euro a bottiglia, provi finalmente quello da 20 euro a bottiglia e ancora una volta percepisci il differenziale, la qualità superiore, l’aroma, la fragranza, la pienezza del gusto; quindi, sei ancora felice come quando hai bevuto per la prima volta il vino da dieci euro a bottiglia

– Ora torni al vino da dieci euro a bottiglia, e improvvisamente sei infelice. Non è come quello a cui ti sei abituata, non è quello da 20 euro a bottiglia. Poi riprovi anche quello da 2 euro a bottiglia, e ti sembra brodo alcolico. Ora, all’idea di bere vino da 2 euro a bottiglia, ti senti addirittura arrabbiata e pensi che la vita sia ingiusta

Dov’è il tuo vino da 20 euro a bottiglia?

Lo stesso accade nelle cose della vita.

Guidi un’auto da 8000 euro per anni, poi passi ad una da 50 mila euro e ti senti in Paradiso.

La scocca, i cavalli, il profumo dei sedili e dell’abitacolo, la solidità del mezzo. Wow, un’auto da 50 mila euro, la vita è davvero meravigliosa!

Ma dopo qualche mese, quella da 50 mila euro è diventata la tua nuova normalità. Non percepisci più le sensazioni che sentivi le prime volte.

Ora per essere felice come quando l’hai guidata, devi usare un’auto da cento mila euro.

Che qualità e che mezzo!

Come nel caso del vino, se torni a quella di costo inferiore, noterai che sì, è bella, ma non ha dettagli che quella superiore invece possiede.

Allo stesso modo, se regredisci alla prima auto che hai guidato, ti percepisci sopra una sorta di giocattolo di plastica che fa uno strano rumore quando schiacci sull’acceleratore e che è chiaramente di fattura inferiore rispetto a ciò che sei abituata a guidare.

Lo stesso vale con la salute.

Hai una rara malattia genetica che ti impedisce di camminare. Ti muovi solo grazie ad una sedia a rotelle.

Un bel giorno, i dottori scoprono una cura per la tua malattia genetica.

Ora puoi camminare, ma all’inizio sei debole e le tue gambe non ti reggono nemmeno in piedi.

Tuttavia, la prima volta in cui ti reggi in piedi, ti senti al settimo cielo. Stai CAMMINANDO! È la cosa che desideravi di più al mondo e anche se adesso riesci solo a fare pochi passi prima di doverti fermare e appoggiare a qualcosa, sei comunque euforica.


Passano le settimane, e le tue gambe diventano sempre più forti.

Dopo due mesi, riesci a camminare a passo veloce.

Dopo sei mesi, puoi addirittura correre.

La prima volta in cui corri, ti sembra di volare. Il cuore ti batte talmente tanto forte nel petto che non sai capire se è per l’emozione o per una fatica a cui non sei abituata.

La vita è meravigliosa. Hai ciò che hai sempre desiderato. Anzi, hai più di ciò che hai sempre desiderato. È tutto fantastico.

Ma dopo due anni, camminare è diventata la tua nuova normalità.

Ora non sei più tanto felice quando cammini. Adesso, per sentirti speciale e grata di poter camminare, devi fare uno sforzo cosciente. Devi pensare a quando non camminavi, ricordarti del dolore che hai provato per tutta la vita e rapportarlo a ciò che provi oggi.

Ogni mattina ti svegli in un letto morbido.

Mangi cibo che ti piace.

Cammini.

Hai la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto.

Sei viva. Respiri.

Hai persone che ti amano e che ti fanno sentire bene. Che ti dimostrano il proprio affetto e che si prendono cura come possono di te.

Ma non ti senti in Paradiso. Non ti senti benedetta.

Eppure, hai cose eccezionali, non scontate e molto magiche. Cose che molte altre creature nell’Universo non hanno.

Senti tuttavia di essere imprigionata in un corpo che non hai scelto, con difetti fisici per te intollerabili (“Le mie ginocchia non hanno la forma che vorrei”. “Le mie culotte non mi danno pace”. “Il mio culo non è abbastanza tondo”.).

Devi fare un lavoro che non ti piace a pieno.

Conduci una vita a cui mancano comodità che altri hanno.

Non sei immersa nel lusso e nel benessere nella misura in cui vorresti esserlo.

Per questo e per altri motivi, a volte senti intollerabile anche il solo doverti guardare allo specchio.

Anche il solo dover affrontare la giornata.

L’intera esistenza, talvolta, ha un peso insostenibile.

La colpa non è tua. La colpa è del differenziale. La colpa è delle tue aspettative infinite. La colpa è di tutto ciò che vuoi e che oggi non hai, che ti fa dimenticare di ciò che invece hai.

La tua vita speciale e magica è la tua normalità; quindi, se non puoi farla avanzare di giorno in giorno, allora non puoi far altro che percepirla come scontata, normale e routinaria.

Sto progettando un modo per resettare il differenziale e tararlo occasionalmente sul più basso livello possibile, così da poter percepire lo spread di felicità dell’esistenza anche solo quando indossiamo le calze al mattino e sentiamo l’attrito del cotone sulla pelle del piede.

La sensazione di gratitudine per l’essere vivi. La percezione di essere benedetti, anche solo quando mangiamo un pezzo di pane a fianco di qualcuno a cui vogliamo bene.

E mentre cerco di arrivare a questo risultato, tu pensa che un giorno la morte arriverà e ti busserà sulla spalla, ti dirà “Bambina, è tempo di andare. È il momento di lasciare chi ami, i tuoi amici, i tuoi genitori, i tuoi figli, i tuoi animali, le tue passioni, i tuoi studi, i tuoi sogni e i tuoi desideri. Il tempo è finito, dobbiamo andare”.

E tu le dirai “No aspetta ti prego, non ho goduto a pieno di ciò che avevo perché ero troppo impegnata nel cercare di ottenere altro, nel provare a raggiungere mete sempre più alte per realizzare sogni sempre più ambiziosi”.

Ma la Nera Signora ti prenderà per mano e ti porterà via, non curante di tutto ciò che ancora desideri.

Quindi sii grata per ciò che hai, e sentiti benedetta dal fato per tutto ciò che hai vissuto e che ancora vivrai.



 

 

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